


Biondo: dolce (zuccheri tra 10- 12%, non inferiori al 9%); colore giallo-arancio; buccia più o meno sottile, coriacea ma con grana alquanto fine e di colore giallo-dorato intenso.
Duretta: polpa di tessitura fine e con piccole vescichette, ambrata, croccante, dolce, (zuccheri non inferiori al 10% ), colore giallo-arancio; buccia colore arancio chiaro con intensità varia, superficie molto liscia e finemente papillata.

Entrambi i tipi devono presentare frutti pesanti e comunque non inferiori a 100 grammi, con buccia uniformemente colorata, base del peduncolo color verde vivace.
Il tipo Biondo ha forma sferica o piriforme, diametro minimo 60 mm; il tipo Durella: tonda od ovale (Duretta tonda» o a «viso lungo»),diametri medi dei frutti di 55-60 mm.
L’Arancia del Gargano è ottenuta da uno specifico ambiente, con una tecnica consolidata nella tradizione, idonea ad ottenere arance con specifiche caratteristiche di qualità.
I terreni sono orograficamente inquadrabili nella fascia perimetrale del promontorio modellata in valli e vallecole. Geomorfologicamente si tratta di piccole valli calcaree con terreni della categoria «suoli rossi mediterranei».
Il portainnesto, come da tradizione agronomica,è il Melangolo (citrus mearda), certificato come tale dalla normativa vigente.
L’impianto dell’aranceto è fatto su terreni in pendio e su pianori, esposti a sud, sud-est, sud-ovest, e comunque nel pieno rispetto dei caratteri orografici e pedologici che hanno definito l’agrumicoltura garganica; su quelli in pendio si procede alla sistemazione a terrazzo, quali muretti a secco e ciglionamenti.
Le condizioni climatiche dell’area dove insistono gli agrumeti sono tali da tradursi in notevoli vantaggi qualitativi: innanzi tutto il clima non eccessivamente caldo non favorisce lo sviluppo di forti patologie sia a carico dei frutti sia delle piante.
Un secondo aspetto, legato alle condizioni climatiche, è quello che fa dell’epoca di maturazione l’autentica caratterizzazione degli agrumi garganici; non gennaio, febbraio o marzo, ma addirittura fine aprile-maggio, e anche agosto, diversi mesi dopo l’epoca di maturazione di tutte le altre aree agrumicole italiane.
Un ultimo e non meno importante aspetto è la lunga conservazione dell’Arancia del Gargano, che permetteva in tempi passati di sottoporle a viaggi di 30 e anche 40 giorni e arrivare integri a Chicago, o New York.

La forma da dare all’albero d’arancio è quella tipica della zona e precisamente una semisfera, localmente denominata «cupola»; l’impalcatura della stessa è costituita da due branche principali e due secondarie facendo in modo che la chioma si sviluppi secondo un cerchio inscritto in un quadrato. Pertanto la cupola internamente è cava, per favorire l’arieggiamento e le operazioni di raccolta.
Nel periodo che va da maggio ad ottobre, le piante di arancio sono irrigate.
Le lavorazioni al terreno si limitano alle zappature primaverili e alle concimazioni, generalmente ancora con letame ovino-caprino; in alternativa si ricorre a concimazioni a base di perfosfati.
Prima della ripresa vegetativa, periodiche potature primaverili, generalmente annuali, modellano costantemente la «cupola» e, soprattutto, garantiscono il necessario equilibrio tra attività vegetativa e produttiva.
Le cure colturali continuano con la difesa, sia da avversità meteoriche, fronteggiate con i frangivento, sia da attacchi parassitari, principalmente cocciniglie, causa del problema delle fumaggini.
La raccolta è fatta manualmente e con l’ausilio di forbici. I frutti raccolti devono presentarsi sani.
È vietata la maturazione artificiale dei frutti.
Il confezionamento del prodotto può avvenire esclusivamente nella zona di produzione al fine di garantire la tracciabilità ed il controllo.
Le rese non devono superare le 30 tonnellate per ettaro per il Biondo Comune del Gargano e le 25 tonnellate per l’ecotipo locale Duretta del Gargano.

Fin dall’antichità la fama dell’Arancia del Gargano aveva valicato i confini regionali ed era menzionata nelle opere di diversi autori, tra cui lo stesso Gabriele d’Annunzio (1863-1938).
Fin dal 1700 gli agrumi del Gargano diventano protagonisti di un’importante processione, che ancora oggi si tiene ogni anno a febbraio, in onore di San Valentino, Santo protettore degli agrumeti, durante la quale si benedicono le piante e i frutti di aranci e limoni.
Sono conservati numerosi registri, fotografie, poster, locandine, a dimostrazione della straordinaria fama a livello anche internazionale raggiunta da questi straordinari ed inconfondibili agrumi del Gargano.
I primi riferimenti storici sull’esistenza della coltivazione degli agrumi sul territorio risalgono all’anno 1003, grazie a Melo, principe di Bari (970-1020), che, volendo dare dimostrazione ai Normanni della ricchezza produttiva delle terre garganiche, spedì in Normandia i «pomi citrini» del Gargano, corrispondenti al melangolo (arancio amaro).
Nel seicento si intensificò un notevole traffico di agrumi dei comuni di Vico del Gargano e di Rodi Garganico con i Veneziani. Questi intensi scambi commerciali continuarono anche nell’Ottocento, e la fama dell’Arancia del Gargano raggiunse persino gli altri Stati europei e gli Stati americani.
La denominazione IGP è stata registrata il 30 agosto 2007.







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