


Succosa, dal gusto pieno, dolce e molto gradevole.

Per la produzione della "Ciliegia di Marostica" i terreni devono essere ubicati nella zona delimitata dal disciplinare di produzione.
La zona di produzione e’ da lungo tempo indicata quale territorio vocato alla cerasicoltura e diversi autori hanno sottolineato la qualità delle ciliegie raccolte nel territorio di produzione.
La parte a nord della zona di produzione si estende su un territorio collinare con altitudine compresa fra 100 e 400 metri circa; la parte sud comprende terreni di alta pianura con altitudine prevalente compresa fra 90 e 100 metri circa sul livello del mare.
I terreni hanno prevalentemente giacitura declive ed esposizione a sud; fattori che favoriscono l’assenza di ristagni e la concentrazione degli zuccheri nei frutti.
Il terreno su cui viene coltivata la "Ciliegia di Marostica" deriva in buona parte da rocce basaltiche, e’ particolarmente fertile, povero di azoto ma ricco di potassio.
Il clima della zona si presenta mite e ventilato con quasi assenza di nebbie e protetto a nord dalla catena alpina e dolomitica.
L’aspetto visivo deve rispettare le seguenti caratteristiche:
Categoria Extra: integri, sani, provvisti di peduncolo, puliti e privi di residui visibili sulla superficie. La pezzatura minima dei frutti destinati al consumo fresco e’ pari a 23 mm.
Categoria Prima: integri, sani, provvisti di peduncolo, puliti e privi di residui visibili sulla superficie, calibro minimo di 20 mm.
Colore rosso fuoco/rosso scuro per le ciliegie appartenenti alle seguenti varietà:
Francese, Sandra, Durone Rosso, Milanese, Ferrovia, Mora di Cazzano, Romana; rosso scuro per le altre varietà
I frutti destinati ad altri usi (es. industria dolciaria) possono essere senza peduncolo, parzialmente integri e avere una pezzatura anche inferiore.

Le tecniche colturali ammesse per i nuovi impianti sono le seguenti:
a) preparazione del terreno: il nuovo impianto deve essere preceduto da una idonea lavorazione meccanica della superficie interessata; nei terreni di collina e’ opportuna la lavorazione del terreno a "buche". E’ obbligatorio eseguire l’analisi chimico-fisica del terreno oggetto d’impianto allo scopo di determinare la necessita’ e la quantità della concimazione di fondo e/o di quella correttiva. E’ obbligatoria l’adozione di un piano di concimazione redatto da un tecnico specializzato.
b) materiale vegetale: e’ ammesso l’impiego di astoni di qualità certificata virus esente o virus controllato delle varietà previste, innestati su soggetti derivati da Prunus avium, Prunus mahaleb. E’ ammesso altresì l’innesto a dimora.
Per tutti gli impianti sono:
a) Densità: sono ammessi tutti i sesti d’impianto purché siano garantite l’illuminazione e l’arieggiamento delle chiome nella fase produttiva delle piante.
b) Forma di allevamento: sono consentite tutte le forme di allevamento sia in volume sia in parete.
c) Difesa fitosanitaria: la difesa dai parassiti deve essere attuata nel pieno rispetto dei principi della lotta integrata o di quella biologica. Per ridurre il rischio di forti infezioni di Monilia durante il periodo fiorale e’ ammessa l’eliminazione dei frutti non raccolti rimasti sulle piante e l’esecuzione di una corretta potatura estiva negli impianti vigorosi. Prima dell’esecuzione di qualsiasi intervento con valenza insetticida deve essere eseguita la trinciatura dell’erba oppure lo sfalcio e la raccolta della stessa. Non e’ ammesso l’uso di fitoregolatori nel periodo compreso tra il germogliamento e la raccolta.
d) Gestione del suolo: e’ obbligatorio l’inerbimento controllato spontaneo o artificiale del suolo a partire dal 2° anno di impianto. E’ consentita la lavorazione o il diserbo localizzato sulla fila negli impianti specializzati fitti o attorno al tronco nei sistemi espansi. E’ ammessa la pratica della pacciamatura.
e) Concimazione: gli elementi nutritivi da apportare devono essere finalizzati al raggiungimento e/o al mantenimento di un sufficiente livello di fertilità dei suoli in ragione delle asportazioni della coltura e delle perdite per immobilizzazione e lisciviazione.
f) Irrigazione: e’ ammessa la pratica irrigua con sistemi a bassa portata.
g) Gestione delle piante: e’ obbligatoria l’esecuzione annuale della potatura al bruno per assicurare una produzione di qualità costante negli anni; le piante devono essere mantenute in buona efficienza vegetativa e produttiva anche ricorrendo a interventi straordinari di riforma volti a eliminare le parti legnose deperite e non più funzionali.
h) Raccolta e condizionamento: la raccolta delle ciliegie destinate al commercio per il consumo fresco deve essere eseguita a mano e i frutti devono essere disposti in contenitori con pareti rigide. Già in ambito aziendale deve essere eseguita la cernita per eliminare i frutti di scarto e con pezzatura insufficiente.
Il periodo di raccolta è così suddiviso:
Precocissime: Sandra, Francese prime settimane di maggio;
Medio precoci: Roana, Romana metà maggio;
Tardive duracine: Milanese, Durone Rosso, Bella Italia inizio giugno;
Tardive: Sandra Tardiva giugno;
Fino al momento della consegna per la commercializzazione i frutti devono essere mantenuti in luoghi freschi e ombreggiati per evitare lo scadimento della qualità e della conservabilità. Il prodotto non avviato alla commercializzazione entro le 48 ore successive alla raccolta, deve essere opportunamente trattato con la tecnica della frigoconservazione oppure con altri accorgimenti idonei a rallentare i processi metabolici dei frutti.

La Ciliegia di Marostica ha probabilmente origine caucasica.
L’etimologia è legata al greco Chérasos e da qui al nome della città di Cerasunte (o meglio Giresun), nel Ponto (l’attuale Turchia).
In epoche molto antiche arrivarono in Italia dalla Turchia grazie all’interessamento, secondo Plinio il Vecchio (23 d.c.-79 d.c.), del console Lucio Licinio Lucullo (118 a.c.-57 a.c.).
Lo storico naturalista afferma che prima della battaglia di Cabira, contro Mitridate VI re del Ponto (132 a.c.-63 a.c.), combattuta nel 72 a.c., "Cerasia ... non fuere in Italia " Non vi erano ciliegie in Italia, portate proprio da Lucullo al suo rientro a Roma nel 66 a.c.
Sempre secondo Plinio furono i Romani a migliorarne le varietà in modo che potessero dare frutti grossi e succosi.
Questa teoria venne smentita molti secoli dopo, nel 1883, dal botanico svizzero Alphonse de Candolle (1806-1893) che affermò, nella sua opera "Origines des plantes cultivées", riguardo a ciò che riferì Plinio: “Poiché questo errore è perpetuato dalla sua ripetizione incessante nella scuola classica, si deve affermare che gli alberi di ciliegio (almeno quelli di Prunus avium) esistevano in Italia prima di Lucullo, e che il famoso gourmet non ha bisogno di andare così lontano per cercare le specie dai frutti con il sapore amaro“.
I semi di un certo numero di specie di ciliegie sono stati tuttavia trovati in scavi archeologici dell’età del bronzo ed in siti archeologici romani in tutta Europa, confermando quest’ultima ipotesi.
La presenza nel vicentino è legata al governatore Taddeo Parisio ed è strettamente legata con l’origine della storica partita a scacchi giocata nel cuore di Marostica nel 1454.
Sembra che la figlia del governatore, Lionora, avesse come pretendenti due cavalieri. Per evitare spargimenti di sangue in un duello fra i due, Taddeo ebbe l’ idea che si sfidassero in una partita a scacchi sulla piazza della città. Questo avvenne con figuranti in carne ed ossa: re, regine, alfieri, cavalli, pedoni e persino le torri erano interpretati da esseri viventi.
Colui che sarebbe risultato vincitore avrebbe sposato la giovane dama, il perdente avrebbe avuto in moglie la sorella minore. E così avvenne.
Il giorno delle nozze, per ricordare l’evento, il governatore diede ordine di mettere a dimora nelle campagne circostanti svariate piante di ciliegio: nacquero così le tradizioni della partita a scacchi più famosa del mondo (viene ripetuta ancora oggi ad intervallo biennale nel mese di settembre) e la coltura delle ciliegie.
Nel corso della "Mostra regionale delle ciliegie" che si tiene annualmente nella zona di produzione verso la fine di maggio, si ricorda questo evento con l’elezione delle giovani che vestono i panni delle due promesse spose durante la rappresentazione della vicenda storica.
L’esistenza di un mercato delle ciliegie nella zona di Marostica, che si ripete annualmente dal 1950, conferma la vocazione di tale territorio per la coltura del ciliegio.
E’un prodotto tutelato dall’Indicazione Geografica Protetta dal 2002.







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