


Mediamente dolce-acidula, abbastanza succosa, aromatica e profumata, di ottime qualità gustative.

E’ una delle varietà italiane di melo più conosciute e più apprezzate in assoluto dai consumatori. Definita la “regina delle mele”, l’Annurca è da sempre conosciuta soprattutto per la spiccata qualità dei suoi frutti, una vera delizia per gli intenditori.
Presenta un alto valore nutritivo per l’alto contenuto in vitamine (B1, B2, PP e C) e minerali (potassio, ferro, fosforo, manganese),
Ricca di fibre, regola le funzioni intestinali, è diuretica, particolarmente adatta ai bambini ed agli anziani, è indicata spesso nelle diete dei malati e in particolare dei diabetici.
Anche per l’eccezionale rapporto acidi/zuccheri, le sue qualità organolettiche non trovano riscontro in altre varietà di mele.
Una recente ricerca del Dipartimento di scienza degli alimenti dell’Universià di Napoli Federico II ha dimostrato che la mela Annurca dimezza i danni ossidativi alle cellule epiteliali gastriche.
La sua azione gastroprotettiva dipende dalla ricchezza in composti fenolici, che sono in grado di prevenire così i danni ossidativi dell’apparato gastrico e aiutando a combattere le malattie gastriche legate all’azione di radicali liberi.
Caratteristiche per varietà.
“Annurca”:
forma del frutto: appiattita-rotondeggiante o tronco conico breve, simmetrica o leggermente asimmetrica;
dimensioni: 60 mm di diametro ed un peso di 100 g. a frutto (valori minimi ammessi), nel caso sia prodotto su Franco è ammesso un diametro di 55 mm ed un peso di 80 g. a frutto (valori minimi ammessi);
buccia: di medio spessore o spessa; di colore, alla raccolta, giallo-verdastro con striature rosse sul 50-80% della superficie e con sovraccolore rosso sul 90-100% della superficie dopo il periodo di arrossamento a terra; nel caso sia prodotto su Franco è ammessa una buccia di medio spessore o spessa, di colore, alla raccolta, giallo-verdastro con striature rosse sul 40-70% della superficie e con sovra-colore rosso sul 85-95% della superficie dopo il periodo di arrossamento a terra;
epidermide: liscia, cerosa, con piccole lenticelle numerose ma poco evidenti, mediamente rugginosa, in particolare nella cavità peduncolare;
polpa: bianca, molto compatta, croccante;
resistenza alle manipolazioni: ottima;
durezza al penetrometro (con puntale di 11 mm): alla raccolta: 8,5 kg; a fine conservazione: 5 kg (valori minimi ammessi); nel caso sia prodotto su Franco è ammessa una durezza al penetrometro alla raccolta di 9 kg e a fine conservazione 5 kg (valori minimi ammessi);
residuo refrattometrico: alla raccolta 11,5°Bx; a fine conservazione 12°Bx (valori medi);
acidità titolabile: alla raccolta 9,0 meq/100 ml di succo; a fine conservazione 5,6 meq/100 ml di succo (valori minimi ammessi).
“Rossa del sud”:
forma del frutto: appiattita-rotondeggiante o tronco conico breve, simmetrica o leggermente asimmetrica;
dimensioni: 60 mm di diametro ed un peso di 100 g. a frutto (valori minimi ammessi);
buccia: di medio spessore, di colore giallo con sovraccolore rosso sul 90-100% della superficie;
epidermide: liscia, cerosa, con piccole lenticelle numerose ma poco evidenti, con tracce di rugginosità, in particolare nella cavità peduncolare;
polpa: bianca, compatta, croccante;
resistenza alle manipolazioni: ottima;
durezza al penetrometro: (con puntale di 11 mm): alla raccolta: 8,5 kg; a fine conservazione: 5 kg (valori minimi ammessi);
residuo refrattometrico: alla raccolta 12°Bx; a fine conservazione 12,5°Bx (valori medi);
acidità titolabile: alla raccolta 7,7 meq/100 ml di succo; a fine conservazione 5,0 meq/100 ml di succo (valori minimi ammessi).

Le condizioni e i sistemi di coltivazione dei meleti destinati alla produzione della I.G.P. "Melannurca Campana” tradizionalmente attuati nel comprensorio tendono ad ottenere produzioni di qualità e, in special modo per i nuovi impianti, atti a non modificare le specifiche caratteristiche qualitative dei frutti.
Nei meleti è ammessa la presenza di altre varietà di melo, oltre l’Annurca e l’Annurca Rossa del Sud, ai fini di idonea impollinazione, nella misura massima del 10% delle piante.
Oltre al Franco di melo e alle forme di allevamento “a vaso a pieno vento”, sono considerati idonei anche i portinnesti clonali e le forme di allevamento “a parete” o obbligate (palmetta, fusetto, e forme simili), con un numero di piante per ettaro variabile, ma comunque mai superiore a 1200 piante /Ha.
La produzione unitaria massima consentita di mele aventi diritto alla I.G.P. "Melannurca Campana”, pur con le variabili annuali in funzione dell’andamento climatico, è fissata in 33 tonnellate ad ettaro.
Fermo restando il limite massimo sopra indicato, la resa per ettaro di un meleto in coltura promiscua dovrà essere calcolata in rapporto alla superficie effettivamente investita a melo.
L’acqua di irrigazione deve presentare valori di salinità non superiori a 1,1 ECW.
Non è ammesso il diradamento chimico dei frutti.
La raccolta dei frutti dalla pianta deve essere effettuata a mano. Viene raccolta acerba nel mese di ottobre.
Successivamente alla raccolta, al fine di completare la colorazione rossa dei frutti, questi vengono posti in “melai” costituiti da piccoli appezzamenti di terreno, sistemati adeguatamente in modo da evitare ristagni idrici, di larghezza non superiore a metri 1,50 su cui sono stesi strati di materiale soffice vario.
I frutti sono disposti su file esponendo alla luce la parte meno arrossata, i melai sono protetti dall’eccessivo irraggiamento solare con apprestamenti di varia natura.
Le operazioni di arrossamento sono obbligatorie per entrambe le varietà.
Non sono ammessi trattamenti fitosanitari alle mele durante la fase di arrossamento.
Le operazioni di raccolta e di arrossamento dei frutti vanno completate entro il 15 dicembre.
Le mele raccolte devono presentarsi sane, indenni da attacchi parassitari, prive di residui antiparassitari, come per legge e di sapori estranei.

E’ presente in Campania da almeno due millenni.
La sua raffigurazione nei dipinti rinvenuti negli scavi di Ercolano e in particolare nella Casa dei Cervi, testimonia l’antichissima legame dell’Annurca con il mondo romano e la Campania felix in particolare.
Luogo di origine sarebbe l’agro puteolano, come si desume dal Naturalis Historia di Plinio il Vecchio (23 d.c.-79 d.c.).
Proprio per la provenienza da Pozzuoli, dove è presente il lago di Averno, sede degli Inferi, Plinio la chiama “Mala Orcula” in quanto prodotta intorno all’Orco (gli Inferi).
Anche Gian Battista della Porta (1535-1615), nel 1583, nel suo “Pomarium”, nel descrivere le mele che si producono a Pozzuoli cita testualmente: “...Le mele che da noi vengono da Pozzuoli sono con la corteccia tutta rossa, in modo da sembrare macchiate di sangue e di dolce sapore. Nell’estrema maturità si anneriscono come le more, volgarmente dette mele Orcole …”, mentre il francescano Nicola Columella Onorati (1754-1822) nel suo libro “Delle cose rustiche, ovvero dell’Agricoltura pratica” racconta: “...le mele Orcole di color rosso e di sapore dolce vengono da Pozzuoli...”.
Da qui i nomi di “anorcola” e poi “annorcola” utilizzati nei secoli successivi fino a giungere al 1876 quando il nome “Annurca” compare ufficialmente nel "Manuale di Arboricoltura di G. A. Pasquale (1820-1893): “...la mela annurca è ancora la più comunente usata a Napoli, e propria delle sue campagne. Fra tutte la più deliziosa. Nel resto delle provincie meridionali manca o vi è rara”.
Tradizionalmente coltivata nell’area flegrea e vesuviana, spesso in aziende di piccola dimensione e talora in promiscuità con ortaggi ed altri fruttiferi, la “Melannurca Campana” si è andata diffondendo nel secolo scorso prima nelle aree aversana, maddalonese e beneventana, poi via via nel nocerino, nell’irno, nei picentini e infine in tutta l’area dell’alto casertano.
Proprio qui, già da alcuni decenni, con la regressione delle superfici agricole dell’area napoletana a causa della conurbazione delle zone costiere, ha trovato il territorio ove essa è più intensamente coltivata.
Oggi gode della certificazione IGP ottenuta nel marzo del 2006.







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